All’ombra di alti palazzi intristiti e consunti, sommerso dalla voce urlante e sguaiata della piazza antistante, smarrito tra frettolosi passi distratti di vite altrettanto disperse, viveva. Tra mura assiepate, rinchiuse tra il grigio del cielo e l’asfalto, divideva uno spazio ristretto con altri. Il giorno era ormai sul calare, le luci indistinte dai vetri giungevano come un cenno d’addio. Una voce secca e decisa, senza alcuna incertezza, varcava lo spazio assai breve tra lui ed i vicini. Ascoltava in silenzio, sentiva sgomento. Quell’odio riusciva a strappare ogni altro pensiero, neppure sapeva da chi provenisse e a chi fosse diretto, ma la lunga sequela di violente parole lo sommergeva, annientava, lasciava dolore. Viveva all’ombra di alti palazzi intristiti e consunti, tra le mura assiepate, rinchiuse tra il grigio del cielo e l’asfalto. Divideva uno spazio ristretto con altri. Ascoltava e nella mente plasmava un futuro diverso, lontano da urla, da piazze assorda