VIVEVA
All’ombra di alti palazzi intristiti e consunti, sommerso
dalla voce urlante e sguaiata della piazza antistante, smarrito tra
frettolosi passi distratti di vite altrettanto disperse, viveva.
Tra mura assiepate, rinchiuse tra il grigio del cielo e l’asfalto, divideva uno spazio ristretto con altri.
Il giorno era ormai sul calare, le luci indistinte dai vetri giungevano come un cenno d’addio.
Una voce secca e decisa, senza alcuna incertezza, varcava lo spazio assai breve tra lui ed i vicini. Ascoltava in silenzio, sentiva sgomento. Quell’odio riusciva a strappare ogni altro pensiero, neppure sapeva da chi provenisse e a chi fosse diretto, ma la lunga sequela di violente parole lo sommergeva, annientava, lasciava dolore.
Viveva all’ombra di alti palazzi intristiti e consunti, tra le mura assiepate, rinchiuse tra il grigio del cielo e l’asfalto. Divideva uno spazio ristretto con altri.
Ascoltava e nella mente plasmava un futuro diverso, lontano da urla, da piazze assordanti, palazzi d'oscure minacce. Il giorno era ormai sul calare, le luci indistinte dai vetri giungevano come un cenno d’addio.
Quella voce si fece lontana intanto che lesto scendeva le scale consunte, divenne soltanto un ricordo mentre correva attraverso le vie ricoperte di nebbia, fu solo più un cenno quando esausto, raggiunse quel poco di verde che il cemento lasciava.
E lì, nella notte incipiente, ancorata ad un filo di luce, si fece vicino ad un tronco imponente, ne tastò le rughe profonde, sentì tra le dita le scaglie sottili, percepì l’odore di muschio, lo cercò, lo toccò, così morbido e lieve, ed infine abbracciò quell’impavido amico che sfidava ogni giorno quel cielo lontano. Il suo cuore trovò un ritmo più lento, il suo viso pian piano sorrise e lui rimase così per un tempo che gli parve infinito.
luisa gavazza
da "Ali . Musica Poesia Immagini"
di luisa gavazza e max santiglia
Tra mura assiepate, rinchiuse tra il grigio del cielo e l’asfalto, divideva uno spazio ristretto con altri.
Il giorno era ormai sul calare, le luci indistinte dai vetri giungevano come un cenno d’addio.
Una voce secca e decisa, senza alcuna incertezza, varcava lo spazio assai breve tra lui ed i vicini. Ascoltava in silenzio, sentiva sgomento. Quell’odio riusciva a strappare ogni altro pensiero, neppure sapeva da chi provenisse e a chi fosse diretto, ma la lunga sequela di violente parole lo sommergeva, annientava, lasciava dolore.
Viveva all’ombra di alti palazzi intristiti e consunti, tra le mura assiepate, rinchiuse tra il grigio del cielo e l’asfalto. Divideva uno spazio ristretto con altri.
Ascoltava e nella mente plasmava un futuro diverso, lontano da urla, da piazze assordanti, palazzi d'oscure minacce. Il giorno era ormai sul calare, le luci indistinte dai vetri giungevano come un cenno d’addio.
Quella voce si fece lontana intanto che lesto scendeva le scale consunte, divenne soltanto un ricordo mentre correva attraverso le vie ricoperte di nebbia, fu solo più un cenno quando esausto, raggiunse quel poco di verde che il cemento lasciava.
E lì, nella notte incipiente, ancorata ad un filo di luce, si fece vicino ad un tronco imponente, ne tastò le rughe profonde, sentì tra le dita le scaglie sottili, percepì l’odore di muschio, lo cercò, lo toccò, così morbido e lieve, ed infine abbracciò quell’impavido amico che sfidava ogni giorno quel cielo lontano. Il suo cuore trovò un ritmo più lento, il suo viso pian piano sorrise e lui rimase così per un tempo che gli parve infinito.
luisa gavazza
da "Ali . Musica Poesia Immagini"
di luisa gavazza e max santiglia
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