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Visualizzazione dei post da giugno, 2013

L’INVENTORE

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                                  Nacque un bimbo. Nell’immensa, caotica città quasi nessuno se ne accorse, ma i suoi    genitori,   scambiandosi teneri sguardi complici, gioirono e lo ammirarono estasiati, come se fosse il primo ed unico bimbo al mondo. Il padre, d’età piuttosto avanzata, aveva preso moglie pochi anni prima; lei, molto più giovane, si era innamorata della sua dolcezza e dei suoi modi gentili ed affettuosi. Desideravano un figlio come si desidera qualcosa di irripetibile ed unico, con entusiasmo e gioia. Il piccolo giunse in un mattino piovoso di ottobre ed essi decisero, o meglio, il padre decise, di dargli nome Leonardo, convinto che sarebbe stato di   buon auspicio. Egli, infatti, aveva sempre desiderato diventare “inventore” ma, chissà perché, ogni volta che realizzava qualcosa di nuovo non faceva in tempo a richiedere il brevetto   che qualcuno lo precedeva; e così non gli rimaneva altro da fare che confondersi tra la folla, restan

GUARDARTI (PER STEFANO CUCCHI E CHI COME LUI...)

Guardarti è pensarti, è guardare il dolore inferto da chi cela nei bui pensieri un ghigno bestiale. Guardarti è scavare nello spasimo bruciante che trafigge, al vederti, la mente, e rifiuta dell’uomo l’inumano, feroce colpire. Guardarti è sentire che sei vita oltraggiata e soppressa, immolata al potere e al delirio, al gesto brutale. Si rannicchia il pensiero e contorce, ma ora certo sovrasti ogni idea di ferocia nei pensieri rimasti. l.g. 2009

AL DI LA' DEL MURO ( PER CHI HA PERSO LA LIBERTA')

Immagino il vento e il suo fluido vagare, immagino il suono che fa tra quei rami e il suo sciogliersi muto nell’erba che un tempo accoglieva i tuoi fianchi ed i miei. Osservo la luce che gioca al di là di quel muro e la luna che torna mi appare come un lento miraggio. Immagino il tuo camminare e il tuo sguardo sperduto e il tuo vano, confuso aspettare. l.g.

L’INTROSCOPIO ( un mio racconto di qualche anno fa...)

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L’avevo visto in una vetrina passeggiando in una via del centro, una viuzza stretta e dimenticata, con case scolorite dal tempo, bucati stesi ad asciugare appiccicati ai muri tra una finestra e l’altra, odori di fritto e di muffa. Il negozietto era polveroso, non c’era insegna di sorta ed esibiva apparecchiature per me strane e misteriose, esposte maldestramente in disordine e con biglietti esplicativi scritti a mano, in rosso, che esplicavano poco. Davanti ad uno dei marchingegni, che aveva attirato la mia attenzione per il suo bel  colore azzurro e quindi spiccava nel  grigiore generale, c’era scritto: "INTROSCOPIO", ma  mentre per gli altri apparecchi era indicato il prezzo, di questo non si rivelava e veniva lasciato alla fantasia dei passanti. Assomigliava a un telescopio, ma era di piccole dimensioni, non troppo complesso, mi incuriosiva e decisi di  entrare nel negozio per chiedere informazioni: poteva essere un bel regalo per il compleanno di mio figlio