La casa sulla collina


La mia nonna paterna viveva nell’astigiano, in una vecchia casa sulla collina, l’ultima, dove la strada finiva.

Abitava in quattro stanze, due al piano terreno e due ricavate dal fienile, unite da una stretta e ripidissima scala che a salirla toglieva il fiato e a scenderla si rischiava l’osso del collo.

Nella cascina vivevano anche tre famiglie di contadini.

Una di queste mi è rimasta impressa nella memoria perché viveva in condizioni di arretratezza; non avendo sufficienti mezzi di sussistenza allevavano colombi per nutrirsene ed avevano anche convinto uno zio dalle carenti capacità cerebrali che la parte migliore del formaggio è la crosta.

Non avevano apportato modifiche alla casa originale e la cucina era un vero e proprio antro oscuro, cui si accedeva scendendo due scalini di pietra; al centro del locale c’era la stufa a legna e in un angolo una panca su cui c’era sempre qualcuno che dormiva. L’odore di fumo e sporcizia ed il sorriso sdentato che ci accoglieva sul viso grinzoso della padrona di casa non invitavano certo a trattenersi a lungo.

Erano gli anni ’60 e , a pensarci ora, sembrano tempi lontanissimi.

La sera i contadini stremati tornavano dai campi sui carri trainati dai buoi; la nascita di un vitellino era un evento eccezionale, che coinvolgeva tutto il vicinato, così come la mietitura del grano. La morte di qualcuno era un evento doloroso, ma naturale, accettato con la rassegnazione di chi ne ha visti morire tanti…

Per mio fratello e per me, che trascorrevamo là parte delle vacanze estive arrivando dalla città, era emozionante andare per funghi, attraversare boschi e prati per recarsi da amici nei paesi vicini, aiutare la nonna a preparare agnolotti, gnocchi, tagliatelle, godere, insomma, della libertà della campagna.

Mia nonna, conosceva detti e proverbi in dialetto piemontese; quando, a fine pasto, si avanzava qualcosa, ci invitava a mangiare tutto dicendo: ” Pitost che roba avansa, crepa pansa!” (piuttosto che avanzi qualcosa, crepa pancia), ma, al tempo stesso, ci raccontava di quand’era bambina ed essendoci carenza di cibo ci si consolava dicendo: ”Va si pan, che la pitansa l’è già d’nan” (va’ giù pane che la pietanza è già davanti, è già andata innanzi) .

Quando si apparecchiava il tavolo, per non dimenticare l’essenziale recitava: ”Pane, vin, bicer e salin” (pane, vino, bicchieri e salino) ; se qualcuno commetteva un atto offensivo o uno spreco: ”Fa scherni a la Madona” (reca offesa alla Madonna).

Sia lei che i miei nonni materni, che erano biellesi, parlavano in dialetto tra loro e con i miei genitori, ma non con noi bambini perché allora si pensava nuocesse ad un uso corretto della lingua italiana. Io quindi capisco il piemontese, ma non lo so parlare, e me ne dispiace. Se mi esibisco, però, sono esilarante…

Tornando alle nostre vacanze in campagna, voglio ancora ricordare un fatto curioso che accadeva sotto i nostri occhi un po’ stupiti; a volte qualcuno portava il proprio bambino da mia nonna perché “gli segnasse i vermi”. Un tempo, infatti, si pensava che le crisi acetonemiche dei bambini fossero causate dai parassiti intestinali ed in questi casi ci si rivolgeva a chi li sapeva “segnare”, cioè cacciare.

Mia nonna si trasformava così in una specie di maga: pronunciando parole misteriose, tagliava con le forbici del filo di cotone e ne faceva cadere i frammenti in un bicchier d’acqua: se rimanevano fermi il bambino era sano, se si muovevano doveva portarsi a casa quell’acqua e berne un cucchiaino al giorno per guarire.

Mia nonna aveva imparato a farlo da sua zia, che era anche molto abile nell’eliminare corpi estranei dagli occhi.

Quando i visitatori se ne andavano, chiedevano, sottintendendo una risposta affermativa: ”Basta di’ grassie…?” (basta dire grazie?) e questo era il compenso per il servizio svolto.


Commenti

  1. quindi anche la nonna, a modo suo, era nel campo della "farmacia" :)) (che ricordi affascinanti! ma quel rito non lo "passo'" a nessuno? le mie nonne mi passarono quello per il malocchio con acqua e olio. come di regola una notte di un lontanissimo natale ma poi andava rinnovato... ormai ho perso il "potere" :) )

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  2. è vero :-))) curava anche lei...
    ...no, non lo passò a nessuno quel rito...
    peccato...pensa se l'avessi messo in atto in farmacia... :-)))))
    Ricordi affascinanti, sì...e gente affascinante nella sua semplicità ed autenticità...
    Grazie grande Kap...

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  3. ma grazie a te grande Luisa :)) (chissa' se lo scarso successo storico del rito della nonna sia dipeso dal suo essere servizio gratuito.. sai in economia di mercato, sono cose che partono con lo svantaggio.. :) )

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  4. ...già...probabile che sia così :-))))

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